
Cosa non è questo libro: né un manuale, né un trattato di paesaggio, né un libro su Roma. È piuttosto un viaggio nella città che più di ogni altra ha saputo trasformare la frammentazione in linguaggio e l’instabilità in forza generativa, dimostrando come il progetto possa essere pratica di adattamento e resistenza, più che di dominio o di controllo. Il volume indaga il legame tra frammento e struttura, tra permanenza e trasformazione, tra tracce ereditate e forme future da immaginare. Si interroga sulla scala inter-media dei margini urbani, tra l’infinita dimensione policentrica della metropoli tentacolare e la scala minuta dell’architettura, per comprendere come possano essere riarticolati spazi, tempi e comunità. Riflette sul ruolo del progetto urbano come pratica progettuale multiscalare di intervento. Si chiede quale ruolo possano e debbano avere le infrastrutture nella città contemporanea. Definisce le infrastrutture dei paesaggi come elementi abilitanti in un campo aperto di possibilità, capaci di restituire allo spazio urbano una dimensione politica, pubblica e democratica.