Nei disegni delle case di Charles Pictet c’è tutta la tradizione svizzera della “continenza espressiva”. Due soli spessori. Linee nere pesanti che tracciano sicure i confini tra la materia piena dei muri e lo spazio vuoto. Linee nere più sottili che disegnano le sagome in vista. L’architettura è presentata nella sua finitezza estrema, come fosse eliminata ogni traccia del lavoro, ogni segno di indeterminatezza, ogni ricordo della fatica del progetto. Il suo disegno non è ornamento o scenografia dell’idea di architettura, ma è strumento efficace di analisi della realtà e narrazione scientifica della costruzione. Nei modelli, che affiancano ogni progetto, appaiono magicamente le tinte rinchiuse nei contorni che, con le ombre nette e le luci che accarezzano le superfici, accendono di magia la costruzione.